Le Mobilizzazioni articolari si differenziano in due tipologie: 1) spinali, quelle applicate alle articolazioni vertebrali, 2) periferiche, applicate alle articolazioni degli arti superiori ed inferiori.
Si eseguono quando il terapista considera molto difficile, se non improbabile, un incremento di ampiezza del movimento articolare (ROM – Range Of Movement) in esame solo attraverso il movimento passivo, attivo o attivo-assistito (Rieducazione Motoria).
Sono eseguite tramite apposite e graduali manovre manuali, che mobilizzano i capi articolari da trattare in modo da migliorarne i movimenti accessori (movimenti di scivolamento reciproco tra le superfici articolari) e di conseguenza i movimenti fisiologici eseguiti attivamente dal paziente.
Ogni articolazione in ogni suo movimento ha una tecnica di mobilizzazione appropriata; sta al terapista eseguirla in modo appropriato, responsabile, confortevole ed indolore (se possibile).
Considerando che:
– la rigidità articolare può essere sempre fonte di dolore localmente o a distanza,
– la rigidità articolare aumenta con la progressiva perdita dei moti accessori articolari,
– i moti accessori articolari non si recuperano solo con la kinesiterapia tradizionale passiva, attiva o attivo-assistita, né con l’autotrattamento, ma solo tramite adeguate tecniche di mobilizzazione, si può bene intuire l’importanza delle suddette nel trattamento di tutte le affezioni muscoloscheletriche derivanti dalla diminuzione del movimento articolare (ad es. rigidità post-traumatica o post-immobilizzazione oppure limitazioni di movimento per fenomeni degenerativo-infiammatori).